lunedì 18 giugno 2012

so(n)no a lucca


a lucca parlano tutti in italiano.
tranne me, che mi ritrovo a dispensare danke bitte a destra e a manca quando basterebbe semplicemente dire grazie prego.
a lucca, vicino alla stazione, si trova una pasticceria che fa le brioche buonissime, peccato che il gancio che dovrebbe chiudere la porta del bagno delle femmine non funzioni, e che tra i tavoli in cui la gente fa colazione svolazzi un piccione.
a lucca ci sono arrivata con un treno notturno in uno scompartimento da sei, insieme a una quattrenne furbissima e dalla parlantina inesauribile che fortunatamente si è spenta alle undici (insieme alla luce), a suo fratello che a tredici anni sa a malapena leggere, alla madre dei due che per tutto il viaggio non ha fatto altro che offrirmi caffè mentre mi sforzavo di dormire, e alla nonna che aveva una ferita alla gamba dall'aspetto putrido non molto rassicurante che le faceva storcere la bocca in smorfie di dolore a ogni movimento. a noi, a villach, si è unito un ragazzo che non ha voluto saperne di cercarsi un altro posto e ha costretto la povera vecchietta ferita, e a quel punto addormentata, a svegliarsi e a rattrappirsi su un unico sedile.
sul pavimento dello scompartimento c'erano tre paia di scarpe e nessuno era di mia proprietà.

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