mercoledì 23 maggio 2018

l'intervista mancata

Per farmi conoscere come autrice self avevo risposto all'intervista di un blog letterario che, tempo di rispondere alle domande, ha chiuso. Per non buttare via tutto pubblico qui le risposte alle domande più interessanti.

La prima domanda è di carattere personale. Chi sei fuori dal mondo della carta stampata? 
Sono una 35enne felicemente childfree, una copywriter, una maratoneta mancata e una lettrice bulimica che ama molto i dolci.

Come ti sei avvicinata al mondo della scrittura? 
Ho deciso che sarei diventata scrittrice verso i 14 anni, quando sono diventata una lettrice. Volevo imparare a fare la magia che gli scrittori che amavo riuscivano a esercitare su di me. Prima di scrivere narrativa sono stata una grandissima scrittrice di lettere. Avevo amici di penna a pacchi, di solito la proporzione era di 3 lettere mie contro 1 lettera del povero corrispondente di turno.

Parlaci delle tue opere. A quale sei più affezionata? Cosa significano per te? 
Il mio libro pubblicato cui sono più legata è “Ti voglio bene lo stesso”, una storia malinconica e introspettiva che scava molto nei personaggi e che ha scavato molto in me. Tra i molti libri ancora nel cassetto ce n'è uno che si chiama “Aria e altri coccodrilli” che spero trovi un editore vero. È la storia di due diciottenni malate di depressione che in qualche modo si salvano l'un l'altra.

Se potessi scegliere tre libri scritti da altri e farli diventare tuoi, quali sceglieresti e perché? 
“Di carne e di carta” di Mirya, perché gioca sul tema amore reale/amore di carta che mi è molto caro. “Due di due” di Andrea De Carlo perché è il libro che ho riletto più volte in assoluto.
“Cercando Alaska” di John Green perché adoro i romanzi YA e quello è uno dei miei preferiti.

Hai un tuo rituale per scrivere? Che so, devi scrivere prima su carta e poi su pc? Solo di notte e nel letto? 
Scrivo solo su pc e cerco di farlo in luoghi pubblici dove non conosco la password del wifi, lasciando lo smartphone a casa. Altrimenti mi è impossibile non farmi distrarre da FB e dalle molte tentazioni di internet.

Qual è il tuo pensiero sul mondo del self publishing? Secondo te meglio pubblicare soli o con casa editrice di qualunque portata?
Ho autopubblicato e mi sono affidata a degli editori digitali. Autopubblicare è molto faticoso, soprattutto per la parte di promozione. Ma anche i rapporti con gli editori possono essere faticosi. Penso che non ci sia una strada migliore, c'è la strada che l'autore decide di scegliere per il libro che ha in mano in quel momento. A volte è una strada obbligata: nel mio caso ho autopubblicato “Ti voglio bene lo stesso” perché ero stufa del silenzio degli editori. 

Spesso e volentieri, purtroppo, salta all'occhio qualche discussione: autori contro autori, lotte fra editori e così via. Perché secondo te succede? Pensi che ne risenta l'intero movimento o che siano fiammelle isolate?
Cerco di tenermi molto lontana dalle dispute tra autori e tra editori. Mi annoiano e le trovo dannose per tutti. Da autrice cerco di scrivere libri onesti e di curarli il più possibile per dare ai lettori un prodotto di qualità.

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